mercoledì 29 giugno 2011

Il tempo passa, e la politica non cambia. O forse sì

Il tempo passa e la politica non cambia.
Per quando saremo bambini voglio una città che parli di futuro, dove le classi dirigenti non si facciano dettare l'agenda politica e la programmazione del territorio dal consiglio di amministrazione di una qualche cooperativa rossa, bianca, gialla o nera.
Per quando saremo bambini voglio una città in cui le cose buone e giuste si possano fare non più soltanto nonostante la politica, ma grazie ad essa. Dove le persone per bene e le scelte di buonsenso non siano una rincorsa, un affanno, un gesto eroico, ma la razionale e sana quotidianità.
Il tempo passa, continua a passare, ma la politica non cambia.
Per quando saremo bambini voglio una città che si tenga stretta i beni comuni, l'acqua, l'aria, la terra, e li difenda, valorizzandoli e consentendone un utilizzo per l'intera comunità, per chi ha meno, soprattutto.
Per quando saremo bambini voglio una città fatta di case che si producono l'energia di cui hanno bisogno, fatta di uffici a basso impatto ambientale, fatta di edifici verdi e spazi aperti dove ci passi in mezzo il sole, e dentro le persone. Senza telecamere, barriere, recinzioni.
Il tempo passa, inesorabile, e la politica non cambia.
Per quando saremo bambini voglio una città libera, da attraversare a piedi, o in bicicletta, senza l'osceno spettacolo di capannoni vuoti e grigi, di auto ammassate come tanti bufali affamati di asfalto ai bordi delle strade, sui marciapiedi.
Il tempo passa, un secondo in fila all'altro, ma la politica si ostina a non cambiare.
Per quando saremo bambini voglio una città in cui i bambini, finalmente, potranno spiegare come si fa politica a questo mondo folle di adulti, maschi, idioti. Dove a spuntarla, sempre, non sia la legge del più forte, ma la solidarietà dell'onesto, la condivisione del buon padre o madre di famiglia, l'atto rivoluzionario di una stretta di mano, di un sorriso dolce.
Il tempo passa, guardalo come corre veloce in questo crepuscolo di società infinita nel Pianeta finito, e la politica non cambia.
Oppure sì, se passerà la convinzione che un giorno, oggi, potremo essere di nuovo bambini, e usciremo dalle sale per convegni e dai profili di facebook, per ritornare in piazza, nei luoghi di un ritrovato gusto di democrazia partecipata, sobria e inclusiva.
Per quando saremo bambini avremo staccato l'ombra delle città dalla loro terra, e potremo portare in dono ai nostri vecchi genitori ciò che loro non hanno saputo nemmeno immaginare, agire.
Marco Boschini - Coordinatore Associazione Comuni Virtuosi

lunedì 27 giugno 2011

Perché il TAV è inutile

E' un'opera gigantesca, costosa e distruttiva che non tiene conto delle necessità italiane e europee di trasporto.
I motivi principali che vengono sbandierati per giustificare il TAV in Val di Susa sono quelli della competitività e dell'ammodernamento. 
Sono pure balle.
La modernità non significa vantaggi e la competitività è la capacità di offrire servizi e beni in grado di penetrare nel mercato. 
La linea vecchia non funziona proprio?
Un problema reale e non inventato è quello della capacità delle infrastrutture per caricare i TIR navali.
Prof. Angelo Tartaglia (docente del politecnico di Torno): “ La linea “storica” è stata rinnovata e potenziata a partire dagli anni  ’70  del novecento. Il traforo è in corso di  adeguamento  (abbassamento del piano del ferro) per consentire il passaggio di convogli merci con container navali; i lavori sul versante italiano sono stati completati e stanno proseguendo nella parte francese.”
Il TAV che dovrebbe trasportare merci in maniera veloce di per sè non rende l'Italia competitiva.
Le merci non cambiano di valore se arrivano in anticipo di un paio d'ore.
Le merci non protestano sul treno per la sua lentezza.
Il TAV vorrebbe portare la capacità del tratto Torino Lione a 266 treni giornalieri.
Attenzione: la capacità stimata, non i treni che effettivamente passeranno! Ma attualmente quale è la capacità giornaliera? e quanti treni effettivamente passano oggi per richiedere un aumento della linea?
Prof. Angelo Tartaglia (docente del politecnico di Torno): “La capacità non è l’esercizio di una linea. Il fatto che una linea possa portare 226 treni al giorno non vuol dire in nessun caso che ci saranno 226 treni al giorno. Sulla nuova Torino-Milano ad alta velocità la capacità è di 330 treni al giorno, ma quelli che passano sono solo 18. Qualunque prevedibile sviluppo dei collegamenti lungo l’asse della Valle di Susa si mantiene ben al di sotto di 226 treni al giorno.
Ebbene senza montare il TAV, ma solo riammodernando la linea (come sta già avvenendo) e perchè no, visto che "servono" treni merci, possono anche farlo un raddoppio di binari classici. Si spenderebbe comunque meno denaro e non si andrebbe a devastare tutto. 
Una domandona: come viaggiano le merci ora in Europa visto che si dice sempre che è l'Europa che ci chiede l'opera?
Prof. Angelo Tartaglia (docente del politecnico di Torno): “Il traffico merci in ferrovia in Francia non viaggia sulle linee ad alta velocità, ma su quelle normali. Per passare su un tratto di linea a standard alta velocità (tunnel e resto della linea in Italia) sarebbero necessarie motrici e carri speciali, diversi da quelli richiesti dalle linee normali. Considerato appunto che in Francia questo materiale rotabile speciale non è necessario, perché gli spedizionieri dovrebbero dotarsene (con costi molto rilevanti)? Per ottenere che i treni passassero effettivamente  attraverso il nuovo tunnel chi dovrebbe fornire  motrici e carri? A carico di chi? C’è il rischio che gli spedizionieri preferiscano:
a) per motivi di costo, la vecchia linea; 
b)  che i treni merci, attraversato il tunnel tornino sulla vecchia linea.
Se si imponesse il passaggio attraverso il nuovo tunnel con costo a carico del trasportatore, questo indurrebbe:
a) un ricorso ai camion;
b) una scelta di percorsi alternativi meno onerosi.” 
Il TAV rischia seriamente di emarginare l'Italia e renderla meno competitiva!
SE GLI SPEDIZIONIERI decidessero di andare altrove succederebbe quello di cui parlano i pro TAV (l'emarginazione del Bel Paese...) sennò si userebbero i camion (sempre i Pro Tav dicono che la colpa è dei NO tav).
Come sta messa l'alta velocità e i treni normali
"L’inefficienza del sistema ferroviario nazionale è reale e coinvolge anche la gestione delle linee ad alta velocità, nessuna delle quali (Torino-Milano, Milano-Roma, Roma-Napoli) sta trasportando merci (ed è molto improbabile che ne trasporti a causa dei costi). La riduzione del traffico ferroviario attraverso l’arco alpino occidentale è però dovuta a cause strutturali. Gli assi ferroviari lungo i quali il traffico cresce sono quelli  da Nord a Sud (attraverso Svizzera e Austria), lungo i quali la qualità delle nostre  ferrovie non impedisce al numero di treni di aumentare continuamente da almeno dieci anni. Anche il traffico stradale attraverso l’arco alpino occidentale sta diminuendo, sia  pure più lentamente, per le stesse ragioni per cui si riduce quello ferroviario.” 
Ma usano più camion! il TAV serve...
“Il traffico stradale dopo il picco del 2000 ha continuato a scendere anche sommando il Monte Bianco riaperto. Il traffico ferroviario è sceso nel 2009 a meno di 5 milioni di tonnellate all’anno e l’andamento calante è continuato durante i lavori al tunnel  (ancora in corso).”
Quanto costa sta linea malata? 
"Il costo a preventivo è difficilmente stimabile nel senso che certamente a consuntivo sarà molto superiore alle stime iniziali (succede per grandi opere similari anche in  paesi diversi dall’Italia: in Svizzera il tunnel di base del Loetschberg è stato aperto ad una sola canna perché lo stanziamento iniziale si è esaurito senza consentire la realizzazione della seconda canna; la Confederazione ha deciso di non stanziare ulteriori fondi, riservandosi di monitorare l’andamento del traffico con l’opera funzionante ad una sola canna). Un costo prudenzialissimo della realizzazione  a carico dell’Italia fino  al raccordo di  Settimo con la Torino-Milano porta a circa 17 miliardi di euro (se la durata di tutti i cantieri fosse contenuta entro dieci  anni). Quella cifra non è disponibile nel  bilancio dello Stato e corrisponde a molte “manovre” e andrebbe completamente a debito.”
Non ci sono altre alternative?
Le soluzioni tecnologiche, se c’è la domanda, si trovano e non implicano la realizzazione di più di 70 km di gallerie (senza contare corso Marche) con un costo stimato in modo più che ottimistico a 17 miliardi di euro a carico dell’Italia. Con molto ma molto meno di quella cifra si può realizzare un collegamento efficiente sulla linea storica.

La verità è solo questa:
E' un'opera gigantesca, costosa e distruttiva che non tiene conto delle necessità italiane e europee di trasporto.
Marco Ponti, professore Politecnico di Milano
Marco Ponti - Mi chiamo Marco Ponti e sono Professore ordinario di economia dei trasporti al Politecnico di Milano.
Il TAV in Val di Susa è necessaria per i trasporti tra Italia Francia ?
Marco Ponti - Quella linea sembrerebbe non indispensabile, sicuramente avrebbe una priorità molto bassa rispetto a altri interventi perché i costi sono elevatissimi e il traffico, sempre stando alle cifre ufficiali, molto modesto, tra i traffici più modesti di tutti i valichi italiani delle Alpi.
Quali i costi e quali i benifici di questa opera?
Marco Ponti - I costi previsti ufficialmente sono per tutta la linea, non solo il tunnel di base 22 miliardi di Euro, ma di solito queste previsioni si dimostrano inferiori ai costi reali, il caso dell’alta velocità italiana è costata tre volte tanto quello previsto, i benefici per i passeggeri sono rilevanti, ma in questo caso i passeggeri previsti sono pochissimi, la linea quindi dovrebbe essere essenzialmente per il traffico merci, ma il traffico merci attualmente è di tre milioni di tonnellate all’anno e stava declinando già nei 10 anni passati, è una relazione che sembra avere scarse prospettive di crescita, perché poi avrà anche la concorrenza del nuovo tunnel del Gottardo svizzero che va grossomodo nella stessa direzione, sembra difficile che il traffico saturi la linea esistente, che può portare fino a 20 milioni di tonnellate senza spendere un Euro, è difficile che superi questa soglia.
Perchè i partiti si sono accaniti su questa opera che molti sostengono sia inutile?
Marco Ponti - C’è una strana storia che tutto quello che è ferrovia merita un sacco di soldi pubblici, invece la strada che porta il 90% delle merci e dei passeggeri e anche dei pendolari, bisogna ricordarsi, sembra vista come il demonio per ragioni di inquinamento ma non ha nessun senso tecnico, neanche dal punto di vista ambientale.
E' giustificabile questo enorme impatto ambientale ?
Marco Ponti - L’impatto ambientale di qualsiasi nuova costruzione è piuttosto elevato, l’opera è molto utile può darsi che i benefici anche ambientali superino le emissioni di cantiere, ma in questo caso, dati i dubbi fortissimi che ci sono sull’utilità dell’opera, c’è anche il rischio che dal punto di vista ambientale lo spostamento di traffico dalla strada alla ferrovia sia molto modesto e quindi i benefici di riduzione di impatto ambientale siano molto modesti. Sono previsti 14 treni al giorno su 250 di nuova capacità, il traffico merci ferroviario è in declino in tutta Europa con poche eccezioni, anche in Francia è in forte declino il traffico ferroviario perché le cose che produciamo non sono beni primari, mattoni o legname o carbone, quelle cose che andavano in treno due secoli fa, oggi produciamo vestiti di Armani e microchips che mettere sul treno è pressoché impossibile, se si vuole aumentare la capacità del sistema ferroviario, ma non ce n'è bisogno, è molto megliointervenire sulle tecnologie che costano molto meno e riescono a far fronte assai bene a eventuali aumenti di domanda, see è supertassato in tutta Europa, mentre il nodo ferroviario è supersussidiato e ciò nonostante il nodo stradale vinc gli aumenti di domanda ci saranno, ma finora sono stati quasi da encefalogramma piatto. Devo ricordare che il nodo stradale, ma perché? Perché la gente è stupida e cattiva? No, perché probabilmente ci sono le ragioni strutturali, per questo, abbiamo stili di vita e tipi di produzioni che non vanno più molto d’accordo con il nodo ferroviario.
A chi interessa la realizzazione del TAV ?
Marco Ponti - Ovviamente gli interessi dei costruttori, ma quelli ci sono sempre e comunque, il problema vero è la disattenzione che c’è per rapporto tra costi e benefici delle opere, soprattutto la priorità, non ne è fatta una ragionevole prioritizzazione delle opere in funzione del rapporto costi – benefici che è l’unico modo con cui si può ragionare seriamente in questi casi. 
Esistono alternative all'Alta Velocità ?
Marco Ponti - Certo, intervenire dove c’è tanta domanda, cioè nelle aree dense, nelle aree metropolitane e nelle aree urbane dove la domanda è tantissima e intervenire con tecnologia e manutenzione per esempio che sono molto più urgenti e molto meno costose. Modernizzare e mettere in sicurezza soprattutto la rete stradale, è il 90% del traffico e continuerà a viaggiare il 90% o l’85 % del traffico nella migliore dei casi, è un mito quello dell’intervento in ferrovia, è costosissimo e porta pochissima merce e in proporzione ai costi ovviamente, che pagano i contribuenti poi, mentre i costi della strada li pagano bene o male chi viaggia. A me dei valsusini non fregherebbe assolutamente niente se l’opera fosse utile, ma siccome l’opera probabilmente è inutile, in questo caso hanno ragione, se l’opera fosse utile dovrebbero starsene zitti e vendere le loro compensazioni se fosse utile al Paese, ma ci sono fortissimi dubbi che questa opera sia utile al Paese e questi dubbi sono molto generalizzati, molto di più di quanto si pensa.

lunedì 13 giugno 2011

SETTIMMAGINI dopo il referendum, ricomincia un'altra "battaglia"...

Obiettivi del progetto di legge:

     1.    ridurre i compensi dei consiglieri regionali (indennità mensile e diaria)
     2.    eliminare il vitalizio oggi spettante al consigliere
     3.    eliminare l’indennità di fine mandato
     4.    ridurre e regolamentare in modo più rigoroso e controllabile le spese per gli spostamenti e per le missioni
per arrivare ad una riduzione complessiva dei costi pari al 54%
Zeroprivilegi.org


VI ASPETTIAMO NUMEROSI PER UNA FIRMA IMPORTANTE

E' fatta, raggiunto il quorum

Vincono i cittadini, vince la Rete
Siamo ancora un popolo! 
Per il nucleare i cittadini hanno mandato a fan...o gli speculatori e i partiti interessati. Vedremo se avranno il coraggio di riproporlo. 
Per l'acqua, tutto tornerà pubblico e ci resterà per sempre... 
Oggi ha vinto il popolo italiano, i cittadini italiani.

Basta referendum abrogativi con il quorum...vogliamo referendum propositivi senza quorum. 
Basta con la "finta" Democrazia Rappresentativa ma vogliamo la Democrazia Diretta.
I partiti devono scomparire, non servono più, abbiamo la rete. Ognuno vale uno.

mercoledì 8 giugno 2011

Schede Referendum

·n. 1 ? SCHEDA DI COLORE ROSSO (acqua 1): modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione, OVVERO vuoi eliminare la legge che conferisce l′affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico? Vuoi che l’acqua che esce dal rubinetto di casa sia un bene di tutti e che possa essere attinta a un prezzo accessibile, anche per i poveri? VOTA SI
·n. 2 ? SCHEDA DI COLORE GIALLO (acqua 2): determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norme,OVVERO vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell′acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica? VOTA SI
·n. 3 ? SCHEDA DI COLORE GRIGIO (nucleare): nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme, OVVERO dopo i disastri su scala mondiale di Three Mile Island (1979), Chernobyl (1986) e FUKUSHIMA (2011), per i costi e i tempi di costruzione e smaltimento (scorie), vuoi che non vengano mai più costruite centrali nucleari sul territorio italiano? VOTA SI
·n. 4 ? SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO (legittimo impedimento, la legge è uguale per tutti): abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale. OVVERO vuoi eliminare la legge che permette al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri della Repubblica -CHIUNQUE SIANO- di non comparire in udienza penale durante la loro carica? Vuoi che la legge sia uguale per tutti, anche per i ricchi e i potenti? VOTA SI

sabato 4 giugno 2011

Rinnovabili e nucleare a confronto

Come fare i conti in tasca al futuro del Paese: ecco i dati sul potenziale di atomo e rinnovabili in suolo italiano, per un voto consapevole

Prima di esprimere il proprio voto in occasione del Referendum del 12 e 13 Giugno, potrebbe essere utile chiarire le idee in materia di energia: si sente sempre più spesso parlare di rinnovabili e nucleare, ma pochi hanno fatto i conti in tasca a queste differenti fonti energetiche.
Per iniziare, è necessario capire a che punto si trovi l’Italia in materia di energia e quali potenzialità di crescita e di autonomia possa avere.

Nel 2010, in tutto il territorio nazionale, sono stati prodotti 339 TWh, di cui 75,3 TWh derivanti da fonti energetiche rinnovabili, quota equivalente al  22,2% del totale. La percentuale è buona, peccato si suddivida poco equamente tra le diverse fonti a disposizione: idroelettrico 14,9%; geotermico 1,6%; eolico 2,5%; fotovoltaico 0,5%; bio combustibili 2,7%.
Ad una prima lettura sembrerebbe quindi che il potenziale rinnovabile, soprattutto fotovoltaico, sia poco rilevante. Ecco perché è necessario un approfondimento.

Le basi
L’Italia ha una superficie di 331.001 km² e, fino a un mese fa, aveva l’obiettivo di arrivare al 2020 con 8 GW di potenza fotovoltaica installata.
La Germania, con una superficie pari a 357.021 km², mira invece a raggiungere 52 GW entro la stessa data. Se dicessimo che il livello di irraggiamento è più forte in Germania, qualcuno ci crederebbe? Probabilmente no. È evidente che sono state attuate politiche energetiche differenti.
Fortunatamente però, dopo mesi di accesi dibattiti, il 5 maggio è stato approvato il Quarto Conto Energia, programma che ha alzato gli obiettivi energetici italiani, prefiggendosi di arrivare a 23 GW di energia fotovoltaica entro il 2016.
Questo il grande passo in avanti fatto dalla politica. Ed è solo l’inizio: recenti studi (Vittorio Chiesa, direttore Energy & Strategy Group,Il business del fotovoltaico in Italia, luglio 2009) dimostrano come il potenziale fotovoltaico italiano sia molto più elevato, potendo arrivare, senza troppi problemi, ad una produzione di 30 GW entro il 2020 (per intenderci, 30 GW equivalgono a 30.000 MW).

Il potenziale fotovoltaico, politica esclusa
Nel dettaglio, lo studio in questione analizza il suolo libero italiano, calcolando quanta superficie possa effettivamente essere coperta da pannelli fotovoltaici: tenendo in considerazione le nuove edificazioni residenziali, superfici commerciali e terreni incolti, si potrebbe arrivare a 66,5 Gw di potenza installa al 2020 (66.500 Mw). Ancora una volta, si sottolinea il buon senso: senza entrare in contrasto con l’utilizzo agricolo dei terreni, il professor Vittorio Chiesa stima che in Italia ci siano circa 54,8 miliardi di metri quadrati di terreni incolti o a scarso rendimento agricolo. Lo studio dimostra come, se solo si installassero pannelli fotovoltaici sull’1% di questi terreni, si raggiungerebbe un potenziale al 2020 di circa 54,8 GW.

Il potenziale del nucleare
Ora, avendo chiarito dove si può arrivare in pochi anni con il sole, vediamo il potenziale contributo della nuova stagione nucleare italiana. Il piano (i cui dettagli non sono ancora chiarissimi) sembra preveda la costruzione di 8 – 13 nuovi reattori di III generazione, per una potenza totale di circa10.000 – 15.000 Mw da raggiungere a lavori ultimati, tra 10 – 15 anni. La spesa preventivata è stimata intorno ai 40 miliardi di euro (tenendo conto del fatto che il costo della centrale EPR in Finlandia è più che raddoppiato rispetto alle stime iniziali).

Fotovoltaico e nucleare al 2020, i dati
A parlare, dunque, sono i dati:
·Potenziale massimo del nucleare, al 2025: 10.000 – 15.000 Mw. Potenza ottenibile a patto che siano effettivamente costruite 10 nuove centrali, senza ritardi, trovando 10 siti geograficamente sicuri dove localizzare i reattori nei tempi previsti. Proprio per queste ragioni, secondo alcuni esperti la stima sarebbe da ridimensionare, ipotizzando fattibile una costruzione di sole 4 nuove centrali, pari ad una potenza finale di circa 4.000 – 5.000 Mw al 2025.
·Potenziale del fotovoltaico, tra 10 – 15 anni, 20.000 – 30.000 MW (si tratta di una cifra altamente influenzabile dalle future scelte politiche del paese: se si puntasse seriamente sulle rinnovabili, la potenza, come sopra dimostrato, potrebbe raggiungere anche i 50.000 MW).
Le cifre dunque non mentono, anzi, sono condivise sia dai nuclearisti (Mw previsti per ogni reattore costruito), sia da chi sostiene la clean energy.

I costi nel tempo: da una parte diminuiscono, dall’altra salgono
Piuttosto può sfuggire un “dettaglio”: nel considerare i costi (in entrambe le opzioni, parte della spesa verrà assorbita dai cittadini) deve essere altrettanto chiaro che, se da una parte le rinnovabili sono soggette ad una graduale diminuzione del prezzo (curva di apprendimento) conseguente all’avanzamento della tecnologia, il nucleare rappresenta un caso di “apprendimento negativo”: più passa il tempo, più i costi si alzano.

Rinnovabili ed efficienza energetica
Resta ancora un ultimo dubbio da chiarire: è vero che, almeno all’inizio, le energie alternative non potranno soddisfare tutti i bisogni energetici. Proprio per questo, alcuni propongono la “doppietta” nucleare – rinnovabili, giudicate fonti complementari, e non antagoniste.
I fatti però smentiscono questa alternativa: la tecnologia, per garantire funzionalità, innovazione ed efficienza, necessita di finanziamenti, ricerche e risorse, umane e monetarie: negli ultimi anni, gran parte del budget dedicato alle fonti pulite è finito nella voce “assimilate” (quindi petrolio, carbone e decommissioning nucleare) contenute nella bolletta elettrica, componente A3 e A2.
Che fare dunque per colmare il deficit? Incrementare di meno i consumi. Gli studi si sprecano su questo tema, nonostante l’opinione pubblica spesso lo ignori: se la forza delle rinnovabili fosse sommata ad un impegno collettivo nel ridimensionare i consumi e nel migliorare l’efficienza energetica, non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlare di atomo: nei prossimi anni si arriverebbe a risparmiare l’equivalente di energia prodotta da 4-5 centrali nucleari. Perché riempirsi di scorie dunque?
Non si può più rimandare: se si vuole ottenere il massimo dal fotovoltaico e dalle altre fonti rinnovabili, queste ultime devono essere il cavallo su cui puntare, non la ruota di scorta. L’Italia deve scegliere da che parte stare, come svilupparsi e quali strumenti utilizzare per farlo.

Il Referendum del 12 e 13 Giugno sarà un’ottima occasione per iniziare.

I dati presentati in questo articolo sono stati elaborati ed estratti dai seguenti lavori:

·Asso Energie FutureVerità solare: i numeri del fotovoltaico in Italia, febbraio 2011.
·Gse, Gestore dei Servizi Energetici, il mercato del fotovoltaico italiano: i risultati del Terzo Conto Energia, maggio 2011.
·Energy and Strategy Group, Politecnico di Milano,Scenari normativi e di mercato per il fotovoltaico italiano dopo il 2011: un’analisi critica del Quarto Conto Energia, maggio 2011.
·Vittorio Chiesa, direttore Energy & Strategy Group, Il business del fotovoltaico in Italia, luglio 2009.
·Epia, European Photovoltaic Industry Association, Building on the experience of European markets to successfully develop PV markets in the long term, maggio 2011.
·Conferenza “L’energia nucleare: riflessioni dopo l’incidente di Fukushima”, Università Bocconi, 5 maggio 2011.
·IPCC, International Panel on climate change, Special Report onRenewable Energy Sources and Climate Change Mitigation, aprile 2011.
·Luigi de Paoli, l’energia nucleare, Costi e benefici di una tecnologia controversa, Il Mulino, 2011.

Stop alle polemiche, il futuro dell'energia è nell'autoproduzione